venerdì 30 luglio 2010

Sulla questione di Esselunga


Egr. sig. Caprotti,
pur non conoscendoLa se non per la fama dei suoi successi industriali e per la combattività polemica espressa negli ultimi anni, ho deciso di scriverLe una lettera aperta perchè la Sua nuova azione pubblica sui quotidiani nazionali ha azionato il rimorchio della politica di risulta e dato nuovo spazio alle polemiche cattive e, spesso, ignoranti che non portano da nessuna parte.
Anzi, dando ragione al fondo di un importantissimo quotidiano italiano quando afferma : “ che esiste… un grande problema politico della ricchezza, della gestione e della rappresentanza politica dei ceti abbienti”. Io non credo che Lei voglia farsi rappresentare da ex-democristiani o ex liberal-fascisti genuflettenti.
Credo che il Suo essere capitalista sia il naturale completamento dell’essere padrone della propria azienda. Ciò che Lei ha posto è altro rispetto a questa confusa e malinconica scenografia in cui vengono rappresentate iniziative elettorali già giudicate dagli elettori che hanno anche provveduto a dare il valore e il ruolo che meritano alle vicende descritte e richiamate dai Suoi scritti.
Lei invece dice chiaramente che i suoi avversari commerciali hanno buttato soldi dei soci per contrastarLa.
Ma questo, sig. Caprotti, non è il mercato? Quello capitalista in cui Lei opera a Suo agio e al quale si richiama? Non solo: ma ciò che è avvenuto-dice- non poteva accadere se la politica non fosse stata partigiana. Già una volta ha avuto torto, ma oggi ancor di piu’: la Sua teoria non regge e la Sua denuncia zoppica per due motivi. Innanzitutto, attaccando un assessore per le sue idee politiche che, detto a bassa voce, si trasformano in una pubblicità gratuita, non solo per il paragone con quelli che subito Le hanno fatto il controcanto. Cosa significa una tale caduta di stile? E’ più importante far sapere a tutti quello che era già noto, il Suo anticomunismo. Penso che non ce ne fosse bisogno. Il fenomeno, studiato dagli americani si chiama “backfire”: meccanismo di difesa naturale per evitare una dissonanza congnitiva. Siccome si sa invece che i fatti sono piu’ duri di certe convinzioni penso che Lei abbia commesso un grave errore personale attaccando l’assessore, ma ancor più grave quello di accusare la giunta di difendere la cooperazione. I tribunali hanno detto che ciò non è provato.
Io invece sostengo con Lei che se fossi Sindaco della città sarei felice di poter dire che sono stato dalla parte della cooperazione.
Voglio dirLe senza infingimenti che per un socialista essere definito difensore della cooperazione è un merito. Ci sono la storia, la cultura, la società a dire che nel pluralismo economico la cooperazione merita di più; c’è la costituzione a imporlo; oggi l’Europa a ribadirlo senza venir meno al rispetto dell’azienda e del capitalismo che genera lavoro e benessere. Ma voglio concludere citando Plutarco in “Anziani e politica” in omaggio alla sua età e al suo impero industriale: “ Un solo saggio consiglio può vincere molte mani, così come un solo parere, purchè assennato e convincente, può compiere in politica opere splendide e grandiose.
Bene : sig. Caprotti pensabile che sul piano nazionale cooperative e Lei non possano trovare un accordo equo senza distorcere la concorrenza e il libero mercato?
Io non credo. L’Italia ha bisogno di saggezza; capitalismo e cooperazione, PMI e grande impresa prendano esempio dalle associazioni nazionali (Confcommercio, CNA, Confartigianato ecc.) che hanno deciso di cooperare per uscire dalla crisi. Un piccolo accordo vale molto più che un grande processo in cui, anche un vincente lascia dietro di sé cattiveria e inganni.
Non pensi che i riformisti abbiano spuntate le armi dal “buonismo”, essi sono i guerrieri che preferiscono i trattati al rumore dei cannoni.
Spero che ci pensi (e ci pensino anche altri).

On. Paolo Cristoni
Partito Socialista Italiano, federazione di Modena

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